Sono tornato in Salento, la mia màtria, e mi sono stranamente soffermato su una cosa meravigliosa: le fantasie dei pavimenti delle case antiche. Dico stranamente per il troppo tempo passato senza osservare i miei piedi, la mia terra.
Ho fatto subito un’associazione: i pavimenti del salento sono come gli azulejos arabeggianti del sud della Spagna: esprimono un equilibrio colorato che ci fa pensare al valore delle piccole cose e alla loro bellezza.
Vorrei che questo post fosse “aperto” ai vostri suggerimenti ed ai vostri contributi: inviatemi nuove foto o fatemi sapere in basso cosa ne pensate. Pensare a come conservare queste stupide cose dall’invasione della facilità è un esercizio che fa bene, capace di sottrarci per un attimo dalle feste, dallo spread, dalla morte della scimmietta Cita e dall’ansia da prestazione.
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25 febbraio 2012: ringrazio con ritardo @annina123 per le ultime 4 foto 🙂
Me ha encantado. Y lo he entendido. 😛
rappresentano la ricerca di nuove vie estetiche e più ampiamente culturali. Fu parte di quella crisi che si usa definire come la “crisi delle certezze” della fine dell’800 (per motivi diversi riguardò tutta l’Europa) si cominciò a guardare a modelli esotici, orientali, arabi, ecc. e inaugurò la lunga stagione dell’eclettismo. Nel salento in particolare è stata particolarmente prolifica nelle forme decorative anche perchè si riallacciava facilmente a quei modelli greco-bizantini e arabi alto medioevali mai abbandonati del tutto e segno di una forma culturale contemplativa e sovrastorica. Il salento non è forse il luogo-isola perenne e sovrastorico? La storia lo ha forse mai spinto verso radicali cambiamenti? Sia chiaro che non giudico negativamente l’astrazione decorativa, anzi ne ammiro i ritmi, le armonie. Una produzione estetica fine che evolve nell’astrazione e ha sempre fornito una risposta (estetica) a dimensioni di vita forse umanamente inaccettabili.