Questi zozzoni che buttano le sigarette sui binari

Qualche giorno fa, rientrando a Roma, un’immagine stupenda e surreale mi ha fatto riflettere su cosa siamo diventati.
Sceso dal treno carico di valigie, borse, buste e una pala di Opuntia che proverò a far sopravvivere nella Capitale, mi sono trattenuto più del dovuto sui binari nel tentativo di trovare l’incastro giusto per mettermi in marcia, dopo 6 ore di treno mattutino in un vagone popolato da un’allegra gita scolastica.

Mi volto e noto una madre intenta nel  far fare pipì al proprio bambino, un piccolo ometto sui 4 anni. Abbassati i pantaloni, spalle ai distributori automatici di acqua e tramezzini, il bagno perfetto è proprio lì proprio sui binari, in quel piccolo spazio che divide il treno, intanto fermo e sbuffante, dal marciapiede.

Il padre mi osservava, con uno sguardo minaccioso, pronto a rispondere in mal modo a qualsiasi mio commento, ma questa è un’altra storia. Il bambino, che colpe non ne ha, trovava finalmente sfogo al proprio pianto mentre la madre, sfogando lei tutta la propria indignazione, sanciva:

“Ma guarda sti zozzoni che buttano le sigarette sui binari, mica è un portacenere!”

Ci ho messo un poco a elaborare la scena, troppi input nello stesso momento: sguardo del padre, sversamenti sui binari, ecologismo della madre, menefreghismo di chi si trovava sfortunatamente a passare, la mia sigaretta che si consumava sempre più lentamente, il pentimento immediato per aver trovato una pessima nuova casa a quella povera Opunzia.

È con questa mentalità, sempre più libera di esprimersi, che abbiamo a che fare. È con queste frasi, a cui è impossibile controbattere senza entrare in una spirale di insulti, risposte piccate e “E allora gli altri?” che dobbiamo confrontarci.

In pochi secondi ho avuto davanti agli occhi la metafora di quello che siamo diventati, e dell’impossibilità di attivare e figuriamoci disegnare una contro narrativa, una via pacifica e condivisa di analizzare e confrontarsi con la realtà, la società, la convivenza, il futuro. Siamo davanti a un “liberi tutti” spaventoso, che vede nel solo voto l’affermazione e la cementificazione di una maggioranza rumorosa ma atomizzata e lasciata sola, senza nessuna prospettiva e visione. Il voto del singolo come firma su un ipotetico nuovo contratto sociale, un timbro ufficiale sul “trova pure la tua scorciatoia personale, giustificala con cosa credi, tanto nessuno potrà mai dirti nulla”.

Quello che siamo stati non potremo cambiarlo, quello che siamo non possiamo che osservarlo, quello che saremo ci sta sfuggendo di mano, o forse ci è già sfuggito.

Newsletter, una mail ogni tanto, giuro.

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