La classe operaia va in Parlamento (e vada pure al diavolo)

l'On. Antonio Razzi (Noi Sud) ed io, a Madrid, prima delle scorse elezioni politiche

Manteniamo la calma. Proviamo a riflettere un poco. Avevo degli splendidi baffi, e la barba rasata. sembravo un garzone siciliano. Lui era là, chioma bianca, persona per bene. Era Antonio Razzi, candidato per l’Italia dei Valori per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008, circoscrizione estero, Europa.

Erano le mie prime elezioni politiche da residente all’estero. Ero emozionato, perchè no. Responsabile della segreteria del Com.It.Es. di Madrid, in quei giorni mi passavano per le mani molti dei papabili a quell’ambito seggio:  prepara quest’incontro con gli elettori, prenota quel ristorante, lavati, Lucio! La tipologia dei candidati le riconoscevo al volo: chi veniva solo in cerca di voti e chi invece sembrava un pochino più coinvolto. Alla fine, senza nessun dubbio, decisi la mia preferenza per la Camera dei deputati: Antonio Razzi.

Deputato operaio, come nel video che diffonde nel suo sito, mi ricordava il Gian Maria Volontè de “La classe operaia va in paradiso“. Forte in Svizzera, dove emigrò dall’Abruzzo, prese solo 4 voti a Madrid: il mio e di tre miei conoscenti. La sua storia come quella di un paio dei miei zii, emigrati nella nazione del cioccolato e dei figli nascosti in casa per anni per paura che venissero scoperti e rimpatriati. Furono sufficienti poco più di 3.500 voti per quella poltrona nella Camera dei Deputati, “Non tradirei mai i miei elettori“, diceva solo il 16 settembre.

Onorevole Razzi, con il gesto di ieri ha fatto perdere la fiducia nella politica di migliaia di giovani (i grandi ci sono già abituati) che vedevano in lei (non le do del tu non per rispetto, ma per lontananza fisica e morale) l’immagine della persona perbene, magari non brillante, ma della persona onesta e in buona fede. In buona fede. Quello che manca alla maggior parte della classe politica attuale.

Per sue discrepanze personali, non voglio pensare ad altre ragioni, ha preferito entrare nei libri di storia dal lato della copertina, della fodera. Dopo 16 anni di appartenenza ad un partito soffre di una crisi personale e si sente lontano dalla linea che ha seguito per tutto questo tempo. Giusto, ed è un caso divertente, 4 giorni prima del voto di una fiducia nella Camera dei Deputati. Adesso sta andando come sta andando.

Nonostante tutto vorrei ringraziarla, ha fatto risvegliare in me quel cinismo e quella rabbia tipica del Giorgio Gaber che canta “… e come chi è stato tradito da una donna perbene, ora pensa che tutte le donne siano puttane…“. Sarebbe comunque bello, per rispetto ai suoi elettori, a quei suoi 3.500 elettori, che ora rispondesse a poche domande:

  1. Da quanto durava la sua crisi politica, dalla quale è derivato il suo passaggio al gruppo parlamentare “Noi Sud”? Come mai ha ben pensato di fare la sua scelta, legittima, il giorno 9 dicembre, a soli 4 giorni dal voto di fiducia nella Camera dei deputati?
  2. Perchè ha ritenuto, come lei stesso dice, di doversi inventare la storiella delle pressioni nei suoi confronti relative ad un possibile cambio di partito, in cambio dell’estinzione di un fantomatico mutuo? Perchè l’ha definita “una battuta?“. Perchè ha corso il rischio di essere denunciato per diffamazione se qualche magistrato l’avesse obbligato a fare i nomi dei “tentatori”?
  3. Lei è stato eletto con i voti degli italiani all’estero, della circoscrizione Europa. Dal suo sito vediamo come ha proposto varie leggi, da primo firmatario, a difesa degli interessi degli italiani all’estero. Pensa che, all’interno di “Noi Sud” potrà continuare la sua attività con rinata energia e determinazione? Il suo nuovo partito, e il nome dice già tanto, tende ad affermare i diritti degli italiani del meridione, non degli italiani emigrati in Svizzera, Belgio, Spagna, Germania. Non mi dica che proviene dal sud perchè anche io sono terrone.
  4. Come pensa di spiegare al suo elettorato la sua scelta? Le ricordo che all’estero l’elettore ha espresso la preferenza nominativa (notizia per gli elettori italiani). Quei quattro voti a Madrid erano di cuore. Abbiamo, noi 4, scritto il suo cognome, come la maestra nel diploma di scuola elementare.

Onorevole Razzi, è una persona come tutti noi, è stato operaio tessile per moltissimi anni, ha sudato, sofferto, amato come tutti noi. Provi a pensare quello che pensiamo ora di questa situazione. Le auguro che non venga modificata la legge elettorale perchè, altrimenti, tornerà sulla terra come tutti noi, ma con una pensione di tutto rispetto. L’Italia l’ha mandata via anni ed anni fa, ed ora si è vendicato nel migliore dei modi.
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8 thoughts on “La classe operaia va in Parlamento (e vada pure al diavolo)

  • Sono uno dei quattro, Lucio, che non esitò a scrivere, come te, il nome di Antonio Razzi sulla scheda elettorale. Come te, e con gli stessi sentimenti e speranze credetti che la classe operaia rappresentata da Razzi, avesse diritto ad un posto al sole nell’universo parlamentare dove solitamente siedono le categorie sociali e professionali più potenti. Antonio Razzi ha fatto il salto della quaglia e ci ha lasciati senza rappresentante in Parlamento. È un suo diritto fare altre scelte come è nostro diritto pretendere coerenza rispetto dello volontà di noi elettori.
    Caro Antonio, la storia parlamentare si scrive attraverso gli atti che quotidianamente ponete in essere e fedelmente registrati sui resoconti della Camera. Ti sei chiesto cosa diranno di te? Ti sei chiesto in quale luce verranno presentate le tue scelte?
    Io spero ancor che l’onestà d’animo possa avere ancora il sopravvento. Da amico caro voglio dirti che ti sei “incasinato” da solo. Le sirene del potere hanno avuto la meglio per ora, ma sei ancora in tempo per quello scatto di reni che si conviene ad un abruzzese doc.
    Beppe Di Claudio

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